PRIMA DI STARBUCKS ERA “IL GNOCCHI”
- 16 marzo 2017 Cronaca
Sul Gnocchi di Porta Tosa sarà necessario soffermarsi un po’ più a lungo non solo perché fu il primo vero e proprio caffè ferroviario ma, soprattutto, per lo sfortunata sorte che toccò ai gestori il 22 Marzo 1848, ultima delle Cinque Giornate.
Se si prende una qualsiasi mappa di Milano e si osserva Viale Premuda, c’è un particolare che salta subito all’occhio: le Vie Marcona, Archimede e Sottocorno, a differenza delle precedenti e delle successive che partono dal viale perpendicolarmente, formando un perfetto angolo a 90°, sono disposte diagonalmente. Ebbene, quella era la direzione dei binari perché lì un tempo sorgeva la Stazione Ferroviaria di Porta Tosa. Non c’è spazio in questa sede per narrare le vicende della linea Milano Venezia, conosciuta anche come Ferdinandea. Si sappia soltanto che la stazione vera e propria, dopo vari progetti e infinite discussioni, non fu mai di fatto terminata secondo la visione dell’ingegnere progettista…Più le cose cambiano più rimangono le stesse. Tanto per essere chiari, così riporta una cronaca dell’epoca: “Brutta e meschina questa stazione, costruita in regime di lesina stringata. La parte più graziosa era costituita dal […] caffè, gestito dal Gnocchi”. E infatti, il nostro Baldassarre, trasse vantaggio dalle consuete italiche diatribe, facendosi largo con un ‘idea tanto semplice quanto geniale: completamente a proprie spese fece erigere una piccola palazzina che, oltre da caffetteria, assunse le funzioni di sala d’attesa, biglietteria e toilettes. L’ edificio viene descritto come avveniristico e di stile composito, archetipo dell’eclettismo lombardo che di lì a poco si sarebbe diffuso:
“D’un ordine gotico che ha qualche attinenza col bizantino, presenta l’improvvisato caffè di Baldassarre Gnocchi più l’aspetto d’un castello antico, che d’altro. Le finestre di prospetto s’innalzano a sesti acuti; tre gradini di pietra conducono ai tre ingressi principali: una balaustra di legno basata sovra zoccoli di mattoni circonda l’edificio: due torricelle merlate si elevano sopra il tetto, e portano sventolanti due bandiere; di fronte, a destra e a sinistra, appaiono le armi di Milano e di Venezia. Nell’interno sono una sala grande e due più piccole adiacenti addobbate tutte con quel lusso e quel buon gusto che seppe sì ben spiegare il Gnocchi anche nell’altro suo caffè, il quale, dapprima deserto, ed ora onorato di numerosissimo concorso, ravviva la Galleria De Cristoforis che di sera principalmente non è gran tempo, vedevi del tutto disabitata. I ricchi mobili, le tappezzerie graziose e vivaci, le dipinture a fresco della soffitta assai ben eseguite (al che aggiungi un ottimo e decoroso servizio a modici prezzi) fanno sì che il complesso del nuovo stabilimento sortisca bellissimo effetto. Concorrono a rallegrare il sito, due ameni giardinetti disposti lateralmente ad esso, e già verdeggianti come per incanto. A tal modo il Gnocchi seppe approfittare dell’occasione che gli s’offeriva, e non badando a spese e ad incomodi non pochi, nello stesso tempo che favorì il proprio
commercio, arricchì la nostra città di un nuovo ritrovo di sollazzo, e porse ai viaggiatori ed ai curiosi il mezzo di passare piacevolmente quel tempo che in mancanza del suo caffè, sarebbero costretti ad ammazzare annoiandosi, attendendo il momento della partenza del vapore”.
Ancora una volta, Baldassarre aveva colto nel segno ma anche in questo caso, da imprenditore infaticabile qual era, lasciò la gestione ad altri per rivolgersi ad altri progetti. Secondo numerosi testi, i gestori furono Leopoldo Gnocchi e sua moglie Luigia, facendo risultare il primo appartenente alla famiglia Gnocchi. Ma dagli archivi parrocchiali di Santa Maria del Suffragio, emerge un’altra verità:
TAVOLA 48-ATTI DI MORTE DELLA PARROCCHIA DI SANTA MARIA DEL SUFFRAGIO DEL LUOGO DI CALVAIRATE FRAZIONE DEL COMUNE DEI CORPI SANTI.
PRIMO DISTRETTO DI MILANO-N 32- PARMA LEOPOLDO-MORTO ALL’ETA’ DI 36 ANNI.
GENITORI- GIOVANNI E CATERINA.
MARITO DI LUIGIA GNOCCHI.
CONDIZIONE- CAFFETTIERE ALLA STRADA FERRATA DI PORTA TOSA.
DATA E LUOGO DI MORTE-22 MARZO 1848 PRESSO SUO DOMICILIO. TRUCIDATO DALLA SOLDATAGLIA AUSTRIACA.
ANNOTAZIONI-NON SI POTE’ MATERIALMENTE SOMMINISTRARGLI I SACRAMENTI NE’ ASSISTENZA SPIRITUALE.
In realtà, Leopoldo aveva sposato una Gnocchi, forse la figlia di Baldassarre, e non morì presso il suo domicilio ma all’interno del caffè: i coniugi risiedevano presso le case degli Angioli o Angeli, a due passi dalla stazione. Encomiabile è stato il lavoro svolto dalla Parrocchia che in quei cinque gloriosi, confusi e terribili giorni, annotò, per quanto possibile, la prematura dipartita di tanti nostri concittadini; di molti altri, purtroppo, non sapremo mai nulla.
Ma torniamo al 22 Marzo 1848 dove, poco prima della ritirata austriaca, si verificarono fatti ancor più cruenti dei giorni precedenti. All’Alba, circa 200 soldati croati irruppero al Gnocchi spaccando la porta ad accettate: dopo aver bevuto, mangiato e distrutto ogni cosa all’interno del locale, strapparono Luigia Gnocchi, incinta di quattro mesi, dalle braccia del marito, violentandola ripetutamente. Leopoldo bloccato da altri soldati ed obbligato ad assistere, fu trafitto a morte subito dopo e del suo corpo venne fatto scempio. Luigia fu cacciata via e il caffè venne dato alle fiamme con all’interno ciò che rimaneva del povero Parma. Ferita e in stato di shock, la donna seguì la direzione dei binari fino a raggiungere la cascina delle Ortighe dove finalmente venne soccorsa.
Nonostante il Caffè Gnocchi venisse usato dai patrioti per farsi recapitare la posta durante l’insurrezione di Milano, non si trattò di una vendetta mirata. Un medico, Giovanni Chiverny, nelle sue memorie racconta che presso le case degli Angeli, tra Porta Renza (Venezia) e Porta Tosa, gli austriaci uccisero diversi uomini cospargendoli di petrolio e dando loro fuoco: l’esercito Asburgico allo sbaraglio, compì atti di indicibile violenza, introducendosi in diverse abitazioni e appiccando incendi in tutta la zona tanto che, per salvarsi la vita, la gente era spesso costretta a tuffarsi nel Redefossi.
Non siamo a conoscenza di ciò che accadde in seguito a Luigia né sappiamo se fu Baldassarre stesso a riedificare il locale: in una foto di fine ‘800 è immortalato un misero e fatiscente caffè immerso nel verde, proprio dove un tempo sorgeva la stazione ferroviaria di Porta Tosa la quale, dopo un piccolo ampliamento nel 1861, parve destinata a divenire la Stazione Centrale. Ma dell’idea non si fece niente. La Centrale trovò posto in Piazza della Repubblica e dopo la chiusura definitiva nel 1876 l’intera area venne lottizzata.
Riccardo Rossetti