Russia, settantenne imprigionata perché testimone di Geova
- 01 marzo 2021 Cronaca
Human Rights Watch: “Vergognoso errore giudiziario”. Per la prima volta dopo il periodo sovietico una donna Testimone di 70 anni finisce in carcere (per 2 anni). Condannati anche altri Testimoni fino a 7,5 anni di prigione. La colpa? Essere testimoni di Geova
Il 24 febbraio un tribunale russo di Abakan ha condannato Valentina Baranovskaja, 70 anni, e suo figlio Roman Baranovskij, 46 anni, rispettivamente a due e sei anni di reclusione unicamente perché professano la religione dei Testimoni di Geova. La sentenza segue una controversa decisione della Corte Suprema russa, che nel 2017 aveva sciolto gli enti legali dei Testimoni in Russia e Crimea. Valentina Baranovskaja è la prima donna testimone di Geova a essere condannata e incarcerata in Russia dal 2017.
Rachel Denber, vicedirettrice della divisione di Human Rights Watch per l’Europa e l’Asia Centrale, ha affermato: “Si tratta di un vergognoso errore giudiziario. Nessuno dovrebbe essere incriminato, né tantomeno incarcerato, per aver preso parte a pacifiche attività religiose. Valentina Baranovskaja e suo figlio, Roman Baranovskij, non hanno fatto nulla di male, e dovrebbero essere rilasciati immediatamente. Le autorità russe devono porre fine alla campagna di persecuzione intrapresa contro i Testimoni di Geova”. Sulla stessa linea il Dipartimento di Stato degli USA: “Siamo sgomenti […]. La condanna di Valentina, vittima di un ictus a 69 anni, è particolarmente crudele”.
Il 10 febbraio 2021 un altro testimone di Geova, Aleksandr Ivšin, è stato condannato a sette anni e mezzo di prigione. Si tratta della pena più lunga inflitta a un testimone di Geova dal 2017. Tra i “crimini” commessi da Aleksandr ci sarebbero l’aver organizzato pacifiche funzioni religiose in videoconferenza e aver cantato canti basati sulla Bibbia.
Il 23 luglio 2020 l’Unione Europea si è detta “preoccupata per la persecuzione dei Testimoni di Geova in Russia” e ha affermato che “tutte le persone, compresi i Testimoni di Geova, devono essere in grado di esercitare pacificamente i propri diritti, compreso il diritto alla libertà di religione, di riunione pacifica e di espressione, senza discriminazioni”.
Il caso di Valentina e Roman in breve
- 10 aprile 2019: agenti delle forze dell’ordine armati fanno irruzione nella casa di Valentina e Roman e in altre tre case di testimoni di Geova ad Abaka.
- Gli agenti confiscano Bibbie, dispositivi elettronici e documenti personali
- L’8 luglio 2020 iniziano le udienze davanti al Tribunale cittadino di Abakan (giudice: Elena Š?erbakova; pubblico ministero: Svetlana Šestakova)
- Il 20 luglio a Valentina viene diagnosticato un ictus. Le udienze vengono sospese
- Il 14 dicembre riprendono le udienze. Nikolai Stepanovi? Volkov, studioso esperto di religioni, descrive così davanti alla corte le attività dei Testimoni di Geova: “Predicano, naturalmente, il Vangelo. […] In effetti, nella loro predicazione non c’è nulla di illegale. […] Sotto il profilo morale, si tratta di persone normali e profondamente rispettabili”.
Persecuzione a livello nazionale in Russia e in Crimea
199 i procedimenti penali, che coinvolgono 440 fedeli
52 le persone incarcerate (il numero più alto dalla sentenza della Corte Suprema del 2017)
27 le persone agli arresti domiciliari
1.327 le abitazioni dei Testimoni fatte oggetto di irruzioni da quando, nel 2017, la Corte Suprema ha fatto sciogliere i loro enti legali
39 gli uomini e le donne che sono stati condannati nel 2020 in base all’articolo 282 comma 2 del codice penale della Federazione Russa (oltre il doppio rispetto alle 18 condanne emesse nel 2019)
72 le persone incarcerate temporaneamente o in seguito a condanna nel 2020