TEMPO PROFICUO: RIFLESSIONI SULL'EMERGENZA
- 14 marzo 2020 Cronaca
Il virus pandemico: un intruso sconosciuto
Ci dicono di cambiare radicalmente il nostro modo di
vivere in questa emergenza, di far leva sul senso di responsabilità
individuale per il bene di ognuno e degli altri che ci stanno accanto.
Ottima soluzione anche perché viviamo in una preoccupante situazione
nuova, per lo più sconosciuta, per la quale perfino gli esperti del
settore non hanno avuto punti di riferimento sicuri e consolidati.
Abbiamo quindi bisogno di un nuovo patto sociale tra italiani, fondato
sulla verità e responsabilità di tutti: cittadini, classi dirigenti del
nostro Paese, giornalisti che informino con precisione, senza
reticenze né faziosità.
Qualche critica, certo, si può fare senza esagerare, ad esempio sul
ritardo nella percezione del diffondersi del contagio e
nell'attivarsi in tempo per prevenire e contenere il Coronavirus.
La propensione al ritardo è stata anche degli esperti che avrebbero dovuto informare chiaramente molto prima e fare pressing sulle istituzioni. Ma possiamo pure aggiungere che presso l'opinione pubblica è mancata fin dall'inizio di questa storia la percezione che il contagio potesse capitare anche a noi in Italia e non solo nella lontana Cina. Lo stesso errore fanno o hanno fatto i Paesi vicini a noi con la stessa presunzione.
La propensione al ritardo è stata anche degli esperti che avrebbero dovuto informare chiaramente molto prima e fare pressing sulle istituzioni. Ma possiamo pure aggiungere che presso l'opinione pubblica è mancata fin dall'inizio di questa storia la percezione che il contagio potesse capitare anche a noi in Italia e non solo nella lontana Cina. Lo stesso errore fanno o hanno fatto i Paesi vicini a noi con la stessa presunzione.
In questo periodo, allora, in cui abbiamo superato il pregiudizio
sospettoso verso la Cina, siamo costretti a guardare con lucidità a chi
ci ha preceduti e ha superato l'urto del Covid-19.
Un'altra considerazione mi preme sottolineare. Ormai il nostro Paese
non è più diviso fra una parte rossa, in crisi, e un'altra che tutto
sommato se la sta cavando, perché le restituzioni governative valgono
per tutti in tutti i luoghi del Paese. Mi verrebbe da dire che pure
l'Europa non dovrebbe essere divisa, neanche l'Europa rispetto al resto
del mondo, perché tutti ci troviamo in stadi diversi della stessa
evoluzione del virus; l' epidemia è diventata ormai pandemia.
Concludo con un pensiero tratto da Ernesto Galli della Loggia sul
Corriere dell'8 corrente mese. Noi italiani proprio in queste
circostanze negative riscopriamo il senso dell'orgoglio nazionale,
abituati come siamo ad autoflagellarci o a subire passivamente le
critiche da parte dei non autoctoni. In molti di noi proprio in rare
situazioni-limite scatta un sentimento di identificazione con il nostro
Paese, dal Nord al Sud, che non sospettiamo di avere. Ben venga questo
sentimento, perché gli altri momentaneamente ci disprezzano, ma poi
come in tante altre circostanze sono disposti ad apprezzarci, ad esempio
incomincino a imitare le nostre leggi di restrizione per il
contenimento del virus.
Noi, prima degli altri europei, ci auguriamo di farcela!
Luciano Marraffa
Accompagna l'articolo la fotografia che ritrae il Pensatore di Auguste Rodin