VIRUS E CONTI : NON TUTTO È NERO COME APPARE
- 07 marzo 2020 Cronaca
Coronavirus, il morbo oscuro che è piombato sulla società e
sull’economia italiana e mondiale con una virulenza inaspettata. A
differenza di quanto accadde nella grande crisi Usa del 2008 che ha
contagiato il pianeta, nessuno era in grado di prevederlo, quindi di
elaborare potenziali rimedi.
Il crollo della borsa (meno 10% nella prima settimana), balzo
dello spread, blocco del turismo, rallentamento della produzione, hanno
fatto gridare qualcuno con toni apocalittici all’
ora più buia di churchilliana memoria.
In realtà l’economia italiana come sta in salute? Sembrerebbe una
domanda retorica o provocatoria. A porla si rischia di venire sommersi
da un coro di grida indignate: male, malissimo, come si vuole che stia?
Contrapporre a tutto questo un giudizio men che catastrofico viene visto
come ottimismo sciocco o, peggio, come corriva compiacenza nei
confronti delle istituzioni politiche che, come è noto, non godono di
grandi simpatie degli italiani. Eppure conviene porsela quella domanda,
con la necessaria freddezza, muovendo da una constatazione, ovvia ma
spesso dimenticata.
Il coronavirus non colpisce solo l’Italia. Equipara tutti come una
‘livella’, ponendo un problema di equilibrio delle economie in scala
mondiale. L’Italia economica ha, sul piano formale, un problema di
quadratura dei conti in base ai criteri dettati dalla U.E.; ma, sul
piano sostanziale, i suoi fondamentali sono a posto. Produce beni e
servizi per l’equivalente di circa 2.000 miliardi di euro, ha un avanzo
nelle partite correnti della bilancia dei pagamenti di quasi 50
miliardi, cioè esporta più di quanto importi. Nella classifica di tutti i
Paesi del mondo, pur essendo ventitreesima per popolazione, è ottava
per Pil, ottava per risultato degli scambi con l’estero (escludendo
Russia e Arabia Saudita, che esportano prevalentemente fonti di
energia). Il risparmio gestito è di 2.280 miliardi (quasi pari al debito
pubblico), nelle banche sono depositati 1.700 miliardi (quasi pari al
Pil), la ricchezza delle famiglie, dovuta per oltre la metà al possesso
dell’abitazione, è 8,4 volte il reddito medio (Germania 6,5, Francia e
Gran Bretagna 7,9) .
Il popolo sta dimostrando grande coesione sociale e disciplina
nell’accettare le disposizioni, sia pure talvolta concitate, dei
decisori. Solida base sulla quale edificare la ripresa; e conferma che
gli italiani danno il meglio di sé nell’emergenza.
Achille Colombo Clerici