MILANO- SAN PIETROBURGO : UN IMPROBABILE CONFRONTO - 2

Milan l’è semper on gran Milan ma San Pietroburgo è un città unica, affascinante e magica che almeno una volta nella vita si dovrebbe visitare… Possibilmente nella stagione estiva per evitare impulsi suicidi come il sottoscritto. Dal nostro inviato Riccardo Rossetti.

Il trasporto pubblico funziona in maniera eccellente sia a Milano sia a San Pietroburgo ma, ovviamente, il prezzo del biglietto non è paragonabile; qui da noi è decisamente più caro. Da loro è ancora presente il controllore sui mezzi di superficie che si premura di verificare o far fare il biglietto a tutti i passeggeri; una prassi che riadotterei anche a Milano. Nota curiosa: Per il metrò a San Pietroburgo, invece del biglietto, si utilizza un’apposita monetina.
Le nostre periferie sono in egual misura squallide. Ma se la nostra è composta da orrendi casermoni di differenti colori e dissimili forme, con differenze tra varie città italiane, la loro è il classico, deprimente e grigio agglomerato di costruzioni in stile soviet che si può vedere in ogni città dell’ex blocco comunista. In compenso, non ricordo di aver mai ammirato in precedenza un centro urbano di tali dimensioni con così tanti edifici colorati e luminosi, in perfetta armonia con le calde tinte della stagione autunnale. Detto in parole povere, San Pietroburgo è magnifica e immediatamente riconoscibile per armonia e omogeneità architettonica; ci surclassa ampiamente. Da noi convivono, non pacificamente, vecchi e classici edifici meneghini con schifezze del secondo dopoguerra e oscenità moderne dell’ultimo periodo; un pugno in un occhio che taluni sostengono essere arte ma dal mio punto di vista rappresentano un incubo alla Salvador Dalì. Ma attenzione: anche all'orizzonte di San Pietroburgo si è affacciata di recente una nube verticale in acciaio e vetro che ne minaccia il panorama. Il Lakhta Center con i suoi 462 metri è il primo esempio di architettura moderna in città e, probabilmente, non sarà l’ultimo.
Sulla pulizia cittadina San Pietroburgo vince a mani basse; il rispetto che gli abitanti nutrono nei confronti della propria città è ammirevole. Niente slalom tra gli escrementi di cane, niente cartacce e niente filtri di sigaretta sul marciapiede o per strada. Non si vede mai qualcuno che fuma camminando; si fermano di fianco a un cestino e, dopo aver terminato, spengono la sigaretta e ve la buttano dentro. Un’abitudine che finora ho potuto notare solo in Giappone. Sarà per la storia trascorsa ma la cura del bene pubblico riguarda tutt’ora chiunque. E se la storia potesse essere letta e intesa come un manuale per migliorarsi di continuo, qui da noi dovremmo ripassare in maniera approfondita quel capitolo, considerata l’incuria con cui trattiamo tutto ciò che non ci appartiene personalmente.
Un ulteriore elemento che salta subito all'occhio, non per ragioni politiche o ideologiche ma di decoro, è l’accattonaggio. A San Pietroburgo non ho visto mendicanti mentre Milano potrebbe, a buon diritto, essere considerata la moderna  Corte dei miracoli.

Culturalmente, sia Milano sia San Pietroburgo, sono vive, attive e partecipi, con una vastissima e variegata offerta in grado di soddisfare chiunque: musei, mostre, teatri, cinema. Il respiro leggero che si avverte e il desiderio continuo di scoprire, conoscere e arricchirsi accomuna i cittadini di entrambe le città. Tuttavia, un punto a loro favore va di certo per la presenza di molti cinema in pieno centro storico; da noi abbiam fatto piazza pulita in nome del turismo commerciale, trasformando Corso Vittorio Emanuele in un negozio con orari di chiusura.
Ma anche da loro, come per ogni altra città globale, parte del centro è divenuta una colonia dei soliti marchi internazionali. Città diverse e stessi negozi; una miseria planetaria che ci vede tutti vittime e carnefici. Non siamo più esseri umani ma consumatori con un’illusoria percezione di libertà dettata dalla possibilità di poter comprare ciò che ci pare. Ma questa effimera percezione, per quanto anche da noi abbia lessato i cervelli, a San Pietroburgo risulta più evidente.

Quando questo articolo verrà pubblicato su Linkedin Mira non potrà leggerlo; lassù è bloccato. Glielo tradurrò e le inoltrerò una email. Abbiamo discorso ampiamente sulla democrazia e sulla corruzione delle nostre città e, se sulla corruzione il testa a testa non ha visto vincitori, anzi, solo perdenti, sulla democrazia non c’è stata partita. Ma non è mia intenzione cacciarla nei guai. A volte penso che quando godi come noi di una libertà autentica, ne dimentichi spesso il valore, l’importanza e il significato. Perderla è un attimo e ci ritrova a vivere convinti che la possibilità di uno shopping illimitato e di innumerevoli locali dove poter bere o mangiare rappresenti il senso democratico della vita. Il libero pensiero, il libero giornalismo, il diritto di libera associazione e la facoltà di poter intervenire in prima persona sui cambiamenti del proprio presente, sono doni di inestimabile valore che troppo spesso noi milanesi e italiani dimentichiamo.  È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle forme che si sono sperimentate fino ad ora (Winston Churchill)

E ora una considerazione sull'anima russa; vigorosa, potente ma intellegibile. San Pietroburgo ha decisamente l’impronta di un città europea; basti pensare che l’Ermitage fu progettato dall'architetto Bartolomeo Rastrelli mentre la meravigliosa piazza circostante da Carlo Rossi. In molti, infatti, mi hanno suggerito che per vedere la vera Russia, si dovrebbe visitare Mosca. A ogni modo, forse non sono in grado di spiegarmi nel migliore dei modi ma spero che mi intenderete. Non so se dipenda dal clima impervio o dalle travagliate vicende della città ma la loro musica, i loro dipinti e i loro volti trasmettono una sommessa nota di tragedia. Una malinconia sottile e quasi impercettibile che pervade le loro menti e i loro cuori. Sembrano come noi ma non lo sono. Sorridono, bevono, cantano e hanno un gran senso dell’umorismo ma quella punta di dolore nell'anima non li abbandona mai. Anche Mira, rapportata al proprio contesto, sembrava diversa rispetto alla calda estate mediterranea di appena due mesi fa. Difficili da catalogare e ancor più di difficili da comprendere. A Milano, come in ogni altra città italiana, forse diamo troppo spesso sfogo alle nostre emozioni e ai nostri sentimenti; non riusciamo a trattenerli. Ciò che vedi è ciò che siamo. Ma i russi sono diversi e imperscrutabili; un enigma umano e sociale che probabilmente non comprenderemo mai fino in fondo. E proprio per questa ragione, ai nostri occhi sono talvolta affascinanti e talvolta detestabili. Ma di certo, gli abitanti di San Pietroburgo amano profondamente la propria città e sono pervasi da un patriottismo che, in una certa misura, invidio. Come diceva Gaber, da noi, il grido Italia, Italia, si sente solo allo stadio.

Siamo giunti alla fine di questo piccolo confronto tra queste due città totalmente diverse eppure così simili, ma con una menzione particolare per lo zoccolo duro degli amanti della buona tavola: a San Pietroburgo si mangia divinamente. Ci siamo recati solo in ristoranti che proponevano i piatti tipici della cucina russa e ogni volta ne sono rimasto entusiasta. Una tradizione culinaria vasta, eclettica e dai sapori sempre particolari. Senza dubbio una delle città in cui ho mangiato meglio in tutto il mondo. E se a Milano, su dieci ristoranti in cinque vieni regolarmente fregato, per la qualità del cibo, per il conto o per tutti e due, là non è mai capitato. Ci tengono e ne vanno fieri.

Insomma, Milan l’è semper on gran Milan ma San Pietroburgo è un città unica, affascinante e magica che almeno una volta nella vita si dovrebbe visitare…Possibilmente nella stagione estiva per evitare impulsi suicidi come il sottoscritto.

Riccardo Rossetti

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