“Il misantropo” al Teatro Franco Parenti

Commedia amara e filosofica,  “Il misantropo” di Molière, forse  il suo capolavoro, è ora in scena al Teatro Franco Parenti fino al 3 dicembre, dopo il debutto in prima nazionale a Firenze.  

Il testo, considerato uno dei suoi  più crudeli e secondo Cesare Garboli “un classico del Novecento” (debuttò all'epoca nel 1666), è uno spaccato impietoso della società barocca di personaggi incipriati, “indaffarati senza aver nulla da fare”, nato dalla solitudine e dalla crisi dell'autore  per la censura delle sue opere e la separazione dalla moglie. È una commedia tragica, violenta e potente, in cui Molière rinuncia alla sua dirompente comicità. L'umorismo assume una forma instabile, in cui, appena sottese, traspaiono le ferite vive dell'autore francese: le nevrosi, i tradimenti, i dolori di un personaggio che interroga e distrugge qualunque cosa incontri nel suo percorso. Nel contempo è anche il dramma di un uomo  inadeguato alla realtà e che si scontra con il femminile. 

Alceste, il protagonista, interpretato dall'eclettico Luca Micheletti, è un giovane rabbioso di sincerità, calato in un mondo ipocrita e ciarliero:  un isolato, che scava intorno a sé un abisso in cui sprofonda la sua utopia sulla verità e anche il suo amore per Célimène (Marina Occhionero). Leggiadra e superficiale, questa “signora dei salotti”, che accetta le lusinghe di tutti, è attorniata da una corte mondana, che va da Philinte, Angelo Di Genio, ad Oronte, Corrado D’Elia.

Con uno spettacolo vivace e rispettoso del testo (tradotto da Valerio Magrelli) e delle sue intenzioni, la regista Andrée Ruth Shammah omaggia uno dei più grandi uomini di teatro e prosegue la sua ricerca su Molière, proponendosi soprattutto di avvicinare il pubblico a lui. Scrive la Shammah nelle note di regia:

“Le prime battute vengono volutamente dette senza sipario per non dividere la scena dalle parole. Volevo andare all’essenza del testo, liberarlo di tutti gli orpelli e accompagnare lo spettatore al piacere dell’ascolto; la traduzione in rima, porta a un rigore linguistico e a una armonia che non richiede nessun tipo di sforzo per essere ascoltato.

Molière è al centro… In scena c’è la ‘disperata vitalità’ di Alceste, che deve fare i conti con la rigidità dei suoi princìpi in contrasto con la compattezza di una società omologata nelle convenzioni. È solo davanti al potere. L’uomo folle è deriso dalla società, ma è l’unico che riesce a cogliere la follia di chi lo circonda. Nella mia messa in scena non c’è giudizio. E credo stia proprio in questa assenza e nell’esplorazione dei diversi punti di vista la vera essenza del Teatro”.  

Grazia De Benedetti

Teatro Franco Parenti - via Pierlombardo 14 - Info e prenotazioni biglietteria@teatrofrancoparenti.com - biglietteria: via PierLombardo 14 -tel. 02 59995206
 

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