Teatro alla Scala, 1° maggio... Ci rimettono le periferie

La nostra Milano è una metropoli ricca di eventi, con capacità attrattiva.
Ma, per certi aspetti, Milano rischia di essere una “città per eventi” (le sfilate di moda, il salone del mobile con il “fuori salone”, che tutto dentro non ci sta più).

Con i rispettivi “popoli” che, per qualche giorno, “popolano” aree circoscritte della (loro?) città, che se vai qualche metro più in là sembra di essere un po’ nel ... deserto.
Si ha l’impressione che di Milano, della nostra città, ciascuno usi il pezzetto che più gli serve... per i “suoi” eventi, per le “sue” necessità. E gli altri? verrebbe da dire. 
Adesso, poi, per sei mesi (1 maggio-31 ottobre 2015) ci sarà l’Expo, il cui tema “Nutrire il Pianeta Energia per la Vita” è stato più volte richiamato su queste colonne, ma al quale ognuno ci ha attaccato sopra di tutto e di più, rischiando di snaturarne significato e contenuti di un appuntamento nel quale ripongono fiducia e speranza tutti quei paesi e popoli che hanno fame.
Per certi aspetti, è un po’ quello che ci sembra stia accadendo con il Teatro alla Scala e la programmazione della Turandot il prossimo 1° maggio, evento per l’inaugurazione dell’Expo 2015, appunto. 
Non entriamo nel merito della controversia innescatasi tra la rappresentanza sindacale Cgil del Teatro alla Scala, da una parte, e un po’ tutti gli altri, dall’altra, anche se alcuni elementi emersi, anche di tipo monetario, ci sembra che siano un po’ di un “altro mondo” rispetto alla problematica  situazione socio-economica di cui tutti parliamo ma, nei fatti, poi ciascuno tira l’acqua al proprio mulino. 
E, in tutto questo tira e molla, quelle che ancora una volta rischiano di rimetterci - a qualcuno potrà sembrare strano - sono le periferie. Infatti, già nel giugno del 2013, l’allora nuovo sovrintendente Alexander Pereira dichiarò: Vorrei riuscire a portare il bello della lirica in quartieri differenti, “anche nelle periferie” aggiunsero i cronisti. Medesima intenzione ribadita anche più recentemente dallo stesso Pereira, di andare a suonare anche in sale teatrali nei quartieri di periferia... cercheremo di arrivare dappertutto. La Scala si deve aprire sempre di più alla città... per fare educazione culturale e anche sociale: è uno dei nostri compiti principali. Allora, chiediamo, qualcuno se ne sta occupando? C’è qualche riunione sindacale in corso - magari senza i clamori mediatici di questi giorni, perché, come dice l’antico adagio, “fa più rumore un albero che cade, che una foresta che cresce” - per verificare le implicazioni concrete dell’andare a suonare nei 100 teatri delle periferie di Milano? Saremmo lieti di avere qualche segnalazione in merito ed anche disponibili a dare il nostro supporto logistico alla luce dell’esperienza maturata in questi ultimi anni, con 400 appuntamenti promossi con le rassegne “Concerti in Periferia” e “CoriMilano”. E proprio “Cori amatoriali x le Periferie”, con la relativa programmazione delle iniziative dei Cori amatoriali per l’entrante primavera, è il tema che verrà esaminato martedì 10 febbraio 2015 – ore 21 nella sala teatrale di Figino (info: www.periferiemilano.it), anche con specifico riferimento a “Cori in Corte”, che ha avuto un interessante prologo in alcuni cortili del Mac Mahon, storico quartiere popolare della periferia Ovest di Milano, la scorsa domenica 24 gennaio per iniziativa della locale parrocchia Gesù Maria e Giuseppe e grazie alla disponibilità del Coro Aspis di Milano e al supporto organizzativo dell’associazione Corale ambrosiana. Aspettando Pereira.
Bruno Volpon
Associazione Culturale San Materno/Figino-CPM

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