Ultimo grido dell’Ebreo Errante
- 24 giugno 2024 Poesia della notte
Dolce è camminare tra i monti di Scozia,
creta nelle mani del Signore che mi allieta
con una leggera brezza,
io illuso di essere salvato da questa eterna tristezza.
Rigenerato... se la morte accogliesse la mia anima sofferente
e i secoli passati a errare per gli infiniti sentieri del mondo
non fossero che il miracolo di un uomo immortale
non agognerei, disperato, la serenità tombale!
Se quella mattina irradiata dal sole, se quella mattina
segnata l’avessi accolto con sorriso tenero e anima beata
non camminerei da millenni con l’anima violata.
Sulla strada che portava al Golgota
io, umile custode rabbioso,
l’offesi come il più reietto lebbroso
e dalla maledizione di un momento
principiò la voragine millenaria del mio tormento.
Dall’Asia ai deserti africani, dalle steppe siberiane alla
Persia, ogni sera attendo con umile speranza
la fine di una giornata tersa temendo,
dormiente, che domani ricomincerà la mia tragica danza.
Quale più biblica condanna può superare
l’orrendo mio peregrinare per il mondo?!
Io, Cartafilo, umile e rabbioso, non ho più età,
dalla maledizione divina di un sol giorno
alla dimora dei defunti più non posso far ritorno.
Ed erro qui, domani dove piove, un giorno sotto il sole,
dovunque, lontano dal Signore,
io, luce spenta che fu priva d’amore,
quando sulla strada del Golgota lo vidi indugiare,
vidi Lui, che seppe solo guarire e amare,
divino taumaturgo sulla strada dei chiodi e del supplizio.
Con l’occhio illuminato ma dolente
mi chiese: “Sul tuo uscio fammi per un attimo sostare”
e io: “No, continua a camminare”.
Sul Golgota la Croce squarciò il mondo
e su quel monte nacque il seme più fecondo
e io a camminare continuo, sino al suo ritorno,
dal pellegrinaggio millenario chiedo solo un dono:
il Suo divino perdono.
Dolce è camminare, centenari, tra i monti della Scozia,
dolce è sentirsi venir meno
sognando che domani sarò con Te, guarito e sereno.
Passa un altro giorno: non sperare, Cartafilo, in un sogno.
In marcia mi rimetterò, sino al suo ritorno.
“Cartafilo” grida Gesù “non può perire la tua voce
dannata” e la mia malvagia anima rinnega d’esser nata.
Yari Lepre Marrani