CORONAVIRUS: AZIENDE A RISCHIO

Contrarre il virus sul posto, la responsabilità penale è dell'azienda

La fase due, soprattutto per chi è rientrato fisicamente al lavoro, dovrebbe essere caratterizzata dal rispetto assoluto delle norme sanitarie: uso della mascherina, igiene delle mani, distanziamento sociale.
Se così non fosse, se un dipendente contrae la malattia in ufficio o in fabbrica, l'azienda potrebbe rischiare il processo penale.
Il contagio, infatti, diventa l'equivalente di un infortunio sul lavoro.

Lo stabilisce il Decreto Legge numero 18 del 2020 all'articolo 42.

Le conseguenze, in caso di decesso del lavoratore, potrebbero spingersi fino alle accuse di lesioni o omicidio colposo.
Tutto questo, sia in caso di negligenza nel predisporre la sicurezza aziendale, sia in caso di ottemperanza alle regole imposte.

Da qui la confusione sul provvedimento.
Come si fa, infatti, a dimostrare che il contagio è avvenuto sul luogo di lavoro?

Non si sa.

Intanto i consulenti del lavoro si stanno organizzando per proporre delle modifiche al provvedimento. La più importante è escludere la responsabilità del datore di lavoro se ha fatto il suo dovere per la sicurezza aziendale.

Questo provvedimento, però, va a complicare uno scenario in cui alle aziende è demandato di mettersi in sicurezza, provvedere ai test diagnostici per i dipendenti e riprendere la produzione con meno persone. Questo per il principio di prudenza e gradualità.

Un compito decisamente arduo.

Le aziende di grandi dimensioni faranno fatica ma ce la faranno.

Tutto il tessuto imprenditoriale di artigiani e piccole-medie imprese cosa farà?

Dove troverà le risorse per la messa in sicurezza?

E se arrivasse una denuncia?


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