MODELLO CONDOMINIALE E SOLIDARIETÀ
- 23 marzo 2020 Cronaca
Fino a tutti gli anni '70 del Novecento negli edifici urbani era
presente un modello coabitativo improntato a uno spiccato mix sociale.
Era una sorta di proiezione della società in miniatura.
Il portiere, qualche artigiano o commerciante, il notaio, il
medico, il padrone di casa. Mix sociale significava vita comune e
solidarietà nel momento del bisogno. Nell'ultimo scorcio del secolo, le
condizioni politiche di sfavore nei confronti della locazione abitativa
privata hanno generato il diffuso fenomeno delle dismissioni. Per
citare, piu' di 5.000 palazzi a Milano sono stati venduti dalle famiglie
proprietarie e frazionati. Si è diffuso il modello del condominio che
ha portato come ulteriore conseguenza la selezione qualitativa degli
utenti della casa.
Oggi gli edifici urbani, soprattutto quelli della nuova edilizia,
presentano un modello coabitativo 'monoculturale' e 'monofunzionale’. I
nuclei familiari sono omogenei fra loro e convivono senza
interfacciarsi. Sono monadi che non hanno interesse a relazionarsi tra
loro.
Va detto anche che si è contemporaneamente verificato su vasta
scala il fenomeno del dissolvimento della famiglia patriarcale
accompagnato da un progressivo invecchiamento della popolazione. Oggi il
nucleo familiare monopersonale rappresenta un modello sociale assai
diffuso: sicchè nelle case delle nostre città abitano moltissimi
anziani soli.
È una condizione estrema di vita urbana, che nella attuale
emergenza sanitaria presenta disagi e rischi senza pari. Se sono
presenti disabili la situazione è ancora più grave.
So di molte situazioni in cui portieri, condomini, amministratori,
proprietari immobiliari, vicini di casa, cercano di essere utili,
soprattutto nei confronti di anziani bisognosi e soli, di famiglie con
disabili, cercando di sovvenire alle loro necessità quotidiane:
portando a casa la spesa, svolgendo piccole incombenze
burocratiche, o semplicemente dichiarando la disponibilità ad accogliere
segnalazioni di disagio fisico o psicologico; ovviamente riservando i
casi più gravi all’intervento delle preposte autorità sanitarie.
In un periodo di estrema emergenza sono piccole azioni, ma esempi
lodevoli di solidarietà, cui dovremmo, oltre che tributare il dovuto
riconoscimento, cercare di ispirarci in spirito di civiltà e di
fratellanza.
Achille Colombo Clerici