Raffaele La Capria

Tre romanzi, racconti e articoli

Il 26 giugno ultimo scorso è morto a Roma dove viveva da oltre settant'anni lo scrittore Raffaele La Capria, nato a Napoli il tre ottobre 1922, narratore, giornalista, sceneggiatore cinematografico, marito della attrice toscana Ilaria Occhini.
La Capria non produsse molti romanzi: tre soltanto, praticamente uno ogni dieci anni a partire dal suo folgorante esordio nel 1952, quando trentenne pubblicò "Un giorno d'impazienza", per poi: nel 1961, "Ferito a morte", che si aggiudicò il prestigioso premio Strega. Nel 1973 fu la volta di "Amore e psiche", e da allora Raffaele La Capria si accontentò e contentò i suoi non pochi lettori di scrivere esclusivamente racconti e soprattutto articoli letterari. Dal 1962 la Rai lo ebbe fra i suoi collaboratori più prestigiosi nella storica sede di via del Babuino, a due passi da Piazza del Popolo, dove nello storico caffè Rosati erano soliti incontrarsi i vari intellettuali dell'epoca mentre: nell'altrettanto famoso caffè Canova sul lato opposto, stazionava Fellini perché da lì vi è l'imbocco per via Margutta, dove lui e Giulietta Masina abitarono per tutta la loro non breve esistenza nonché resistenza matrimoniale. Sopra il Canova campeggia la natura felicemente imbrigliata dall'uomo di Villa Borghese, meta di passeggiate fra amici o soli con se stessi intenti a ricostruire col pensiero alimentato dalla cultura le origini e lo sviluppo del pensiero umano. La Capria collaborò alla sceneggiatura di 13 film, tra i quali "Leoni al sole" del concittadino Vittorio Caprioli, "Le mani sulla città" film di denuncia sulla speculazione edilizia diretto da Francesco Rosi la quale speculazione era diretta dal partito di maggioranza al malgoverno della città e supportato dal partito alla guida: a destra, della nazione Italia. Poi, sempre di Rosi, "Cristo si è fermato a Eboli" e "Uomini contro". Ho avuto il piacere di conoscere Raffaele La Capria una quindicina di anni fa, ricevuto nella sua bella casa romana situata in una piazzetta adiacente Via del Corso. Confesso che pur apprezzandolo come scrittore di articoli ero spinto dalla curiosità di conoscere la sua opinione su Giuseppe Marotta, collega che sapevo non apprezzava, e su Anna Maria Ortese, la quale aveva fatto parte insieme a lui del partito "Sud" fondato e diretto da Pasquale Prunas. La Ortese era morta nel 1998, dopo una esistenza di stenti dovuta alla scarsa vendita dei suoi libri, invero di non facile lettura. L'anziano scrittore napoletano trapiantato a Roma dal 1950 mi accolse con gentilezza, rispondendo alle mie domande con cortesia, chiedendomi soltanto di parlare con tono di voce un po' alto perché ci sentiva poco. La stanza dove ci trovavamo era tappezzata col legno e riempita di libri. Dalla stanza accanto provenivano delle voci, una apparteneva ad Ilaria Occhini, attrice fiorentina che Raffaele aveva sposato molti anni prima, quando era al culmine della sua bellezza di donna e del suo successo di attrice. Avevo portato con me una copia de "L'armonia perduta", libro che mi era molto piaciuto e del quale gli avevo chiesto la cortesia di una dedica. Lui con bella calligrafia ne aveva scritta una, firmandola così come un autore sempre dovrebbe fare: con tratto leggibile come la sua prosa, per rispetto del lettore e di se stesso. Ci eravamo poi salutati con simpatia. Ora Raffaele La Capria ha lasciato Roma per fare ritorno nella sua amata Capri, isola la cui meravigliosa bellezza ha così ben descritto nel suo libro "Capri e non più Capri". 

Capri che per la sua bellezza può venire accomunata a uno spicchio di paradiso scivolato dalle dita creatrici del Creatore pensoso perché intento a riflettere sul perché l'umanità si comporti così male, e a ripensare se non sia il caso di strappare la pagina sulla quale è stata scritta la sua storia.
Antonio Mecca

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