UNIONE EUROPEA: LO SPIRITO DEI POPOLI NON È ACQUA FRESCA

Alla luce di quanto sta avvenendo, a seguito dell'emergenza sanitaria legata alla pandemia da coronavirus, con una serie di fatti che smascherano ipocrisie, egoismi e opportunismi dei vari Stati, sono sempre più numerosi coloro che si chiedono se esista ancora l'Europa.

Triste constatazione, ma realtà. Fra questi anche alcuni sostenitori storici dell'idea europeista, e persino alcuni organici alla istituzione europea, appartenenti a generazioni più giovani. 
La domanda in sé è ingenua e alquanto retorica e suscita, nei più convinti europeisti, la risposta di prammatica, secondo cui l'Italia senza l'Europa sarebbe perduta, incapace con i suoi soli mezzi di competere sul piano internazionale. 
E su questo punto potremmo anche convenire, tenendo ben presente che resterebbe però sempre aperta la possibilità a livello globale di alleanze alternative. 
Staccarsi ora però è cosa quasi impossibile, poiché il nostro Paese, oltre ad avere un pesante debito pubblico cui far fronte, è anche fortemente indebitato verso l'Unione per impegni finanziari già assunti (si tratta di centinaia di miliardi): il che non viene mai detto, né in sede politica, né nei dibattiti economici. Perché mai?
È questa la vera situazione di avvitamento in cui ci troviamo. Abbiamo bisogno di moneta, ma, senza sovranità monetaria, l'otteniamo a debito.
L'Europa dunque, combinata così com'è, resta una mera evidenza teorica nell'ambito geo-politico. Bisognerebbe invece parlare sempre di Unione Europea, la quale non è uno Stato neppure confederale. Anzi appena si parla di federalismo, di federazione, i discorsi muoiono lì.
L'Unione è solamente - come possiamo dire? - un mercato, una moneta, un' area economica. Una istituzione, ora più che mai, senza un Governo, visto che a decidere sulle questioni strategiche, non è la Commissione, ma il Consiglio dei rappresentanti degli stati membri; che in tale 'area' appunto sono dei "competitor" tra loro e non perseguono gli interessi dell'Unione, bensì solo i propri. Inoltre, il meccanismo del voto all'unanimità, previsto per le delibere del Consiglio, è una bella scappatoia per l'Unione che, invece di fare da cuscinetto, gioca a scaricabarile, addossando la responsabilità dell'inazione ai vari stati.
Una bella architettura, non c'è che dire... "a incastro".
Se non avessimo speranza, verrebbe da concludere che lo spirito dei popoli non è acqua fresca, ma è sangue che mal si adatta alle forzature politiche. 

Achille Colombo Clerici

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