Orson Welles e il suo Moby Dick al Teatro dell'Elfo

Finalmente in scena all’Elfo, fino al  6 febbraio, “Moby Dick alla prova”, il testo in versione teatrale di Orson Welles, sconosciuto in Italia, che Elio De Capitani aveva scelto per la  scorsa stagione, ma, benchè allestito e provato durante il lockdown, come spettacolo non aveva potuto debuttare. Il lavoro, seconda produzione del Teatro dell’Elfo con il Teatro Stabile di Torino, è la grande sfida al romanzo di Melville, che il geniale attore inglese aveva anche diretto e interpretato (tre ruoli, Ahab compreso) nel 1955 a Londra: un successo strepitoso che gli fece esclamare: -Questo spettacolo è l’ultima pura gioia che il teatro mi abbia dato-. 

Nelle sue note di regia, De Capitani spiega che Welles aveva una “magnifica ossessione” per Moby Dick e lavorò per mesi sul testo, trovando alfine una via indiretta: passare per Lear, lo spettacolo che la compagnia sta recitando sul palco, così da gettare un ponte tra Melville e Shakespeare, scivolando dall’ostinazione di Lear, che la vita, atroce maestra, infine redimerà, a quella irredimibile, fino all’ultimo istante, del capitano Ahab. Il blank verse, splendidamente tradotto per l'Elfo dalla poetessa Cristina Viti, restituisce con forza d’immagini potenti la prosa del romanzo, trasformando rapidamente l’iniziale entrare e uscire dal personaggio, che il capocomico Welles e i suoi attori fanno come ogni compagnia in prova, in una travolgente e intensa rappresentazione totale dello scontro, titanico e insensato, tra uomo e natura... 

Ahab, come Kurtz in Cuore di tenebra, per devastare la natura, soggioga i suoi simili e ne fa strumento del suo odio, con estrema facilità...Vitalismo rapace, prepotentemente, ma non solo, occidentale, che rappresenta quella parte d’umanità che ci porta al disastro, al gorgo mortale che inghiotte la Pequod. Siamo alla sesta estinzione di massa, siamo al riscaldamento globale, siamo sull’orlo del baratro e continuiamo a correre, generando odiatori meno mitici ma altrettanto ferali di Ahab.

-Riascoltando le cronache del G8 di Genova venti anni dopo, prosegue De Capitani. - impressiona la follia repressiva che offese i corpi, segnò le menti e colpì le idee di quell’imponente movimento trasversale che aveva, semplicemente, a cuore il destino del pianeta e dei popoli. Diciamolo: Moby Dick parla di noi, oggi. Ne parla come solo l’arte sa fare. Cogliendo il respiro dei secoli – tra passato e futuro – nel respiro di ogni istante della nostra vita.

La prima versione italiana del capolavoro di Welles ha un altro potente motore: una ciurma di attori più che pronti alla sfida. Un cast che salda le eccellenze artistiche di tre generazioni dell’ensemble dell’Elfo.-.

Grazia De Benedetti


INFO e PREVENDITA: Teatro Elfo Puccini, corso Buenos Aires 33 - tel. 02.00.66.06.06 wapp 333 204902 lun – ven 10:00/19:00 – sab 13:00/19:00

biglietteria@elfo.org

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