IL ROMANZO DELLE ORE 20

Il RIFUGIO di Albertina Fancetti - Seconda puntata

Stava proprio pensando a Luisella, quando Valeria aprì la porta di casa. Si era sentita amareggiata del suo improvviso silenzio dopo essersi così prodigata per farla uscire da quel periodo buio.

- Ciao tesoro! Hai fatto tardi stasera... - la salutò Sandro, che stava seguendo il telegiornale.

- Purtroppo c'era un traffico pazzesco e anche la spesa. Ti vanno bene due spaghetti al pesto?- chiese Valeria mentre si toglieva il cappotto.

- Ma certo, - rispose il marito - sai che a me va sempre bene tutto.

Valeria si infilò il grembiule da cucina, pose sul fornello la pentola per la pasta, quindi raggiunse il marito in soggiorno dove cominciò a preparare la tavola. Nonostante possedessero una cucina spaziosa, da quando la figlia era andata a convivere con il fidanzato, preferivano consumare i pasti in soggiorno, dove la compagnia del televisore ammortizzava un poco il senso di vuoto lasciato da Simona. Cenarono infatti commentando le notizie, da molto tempo ormai Valeria preferiva parlare con Sandro di argomenti generali, con il passare degli anni si erano allontanati e a volte le sembrava di avere a che fare con un estraneo. Nonostante provasse per il marito un affetto molto profondo, non riusciva più a capirlo, quando dissertavano su argomenti personali o riguardanti la figlia si trovavano spesso su posizioni opposte. Inoltre Sandro ostentava da tempo una certa indifferenza per tutto ciò che la riguardava, quando Valeria raccontava un episodio della sua vita lavorativa si rendeva conto che lui non le prestava attenzione. Simona le mancava moltissimo, aveva accettato a malincuore la scelta della convivenza anziché il bel matrimonio che aveva sempre sognato per lei. Durante l'infanzia e l'adolescenza la figlia era stata più legata al padre, mentre con la madre aveva da sempre un rapporto conflittuale, non le perdonava le tante ore trascorse al lavoro e si sentiva trascurata. La nonna paterna li aveva molto aiutati a crescere la bambina, ma anche questo aveva contribuito al loro allontanamento. Soltanto durante il periodo dell'università Simona aveva rivalutato sua madre stabilendo con lei un rapporto di complicità. Valeria l'aspettava sempre alzata la sera quando la ragazza usciva, poi al suo rientro restavano a chiacchierare fino a tardi davanti a una tisana, a commentare gli eventi della serata trascorsa. Quanto le mancavano adesso quelle chiacchierate notturne! Si sentivano al telefono tutte le sere, ma non era la stessa cosa. Simona era sempre troppo stanca e di fretta, faceva molta fatica e coniugare il suo lavoro in banca con l'occuparsi della casa, sebbene Carlo, il suo ragazzo, l'aiutasse moltissimo, contrariamente a Sandro che si vantava di non saper cucinare neppure un uovo. Immersa in tali pensieri, Valeria si accinse a rigovernare la cucina quando sentì suonare il telefono. Inutile sperare che Sandro si precipitasse a rispondere, quando la moglie era in casa non lo faceva mai. Si asciugò quindi le mani e corse all'apparecchio posto in camera da letto, lontano dal televisore acceso, aspettandosi di sentire la voce della figlia.

- Ciao Valeria! Come stai? - la voce di Luisella del tutto inaspettata la lasciò sbalordita.

- Ciao Luisella! Qual buon vento? - non poté fare a meno di rispondere con un filo di ironia.

- Mi sono ricordata che domani è il tuo ultimo giorno di lavoro, volevo sapere come stai vivendo questo momento... spero meglio di come l'ho affrontato io...

- A dire il vero non me ne sono ancora resa conto. Domani offrirò un piccolo rinfresco di addio ai colleghi, ma di come sarà la mia vita dalla prossima settimana non ne ho proprio idea. Sono anni che preparo una lista di tutte le cose che farò una volta libera dal lavoro, ma adesso che ci sono arrivata me ne ricordo neppure una. Certo mi riposerò di più, forse imparerò a cucinare come si deve. Avendone il tempo dirò basta alle cene improvvisate a cui ho sottoposto mio marito in questi anni – concluse Valeria

- Per i primi tempi sarà sufficiente, anzi sono certa che ti sembrerà un sogno, ma dubito che dopo qualche settimana tutto questo ti possa davvero bastare - replicò l'amica.

- Adesso non so proprio cosa pensare… lo scoprirò strada facendo - rispose Valeria, leggermente infastidita dalla piega che aveva preso quella conversazione. Cosa pensava Luisella? Che tutte le pensionate dovessero cadere in depressione come era successo a lei?

- È tanto tempo che non ci vediamo come vanno le cose? – aggiunse lieta di cambiare argomento.

- Bene grazie, sto portando avanti il mio progetto e la cosa richiede tempo ed energia, ma sono molto motivata e sento che mi fa bene impegnarmi. - rispose vivacemente Luisella

- Non mi hai mai spiegato di cosa si tratta esattamente... - disse Valeria.

- Infatti è anche per questa ragione che ti ho telefonato, abbiamo affittato una vecchia cascina all'estrema periferia di Milano - spiegò Luisella

- Abbiamo chi? - chiese Valeria.

- Paolo e io, ma scusa dimenticavo che tu non sai nulla. È una storia lunga... se hai tempo te la racconto - disse Luisella.

- Ma certo, Sandro è in soggiorno che guarda per l'ennesima volta un vecchio film western e io non ho alcuna voglia di raggiungerlo, quindi raccontami tutto.

- Durante il periodo della mia depressione mi sono sentita male in metropolitana. Mi ha soccorso Paolo, un medico che transitava nel mio stesso scompartimento. È sceso con me in via Turati e mi ha fatto camminare fino ai Giardini Pubblici dove ci siamo seduti a chiacchierare. Faceva parte di un'equipe dei Medici senza Frontiere e aveva operato in tutte le zona di guerra del mondo. A seguito a un incidente ha perso l'uso della mano sinistra e pertanto non ha più potuto esercitare la professione di chirurgo. Davanti a lui mi sono sentita un'inetta con tutti miei inutili problemi. Paolo invece mi ha ascoltato e mi ha proposto di partecipare al suo progetto di creare un centro di ascolto in uno dei quartieri più difficili della periferia. Ho accettato impulsivamente e insieme abbiamo investito i nostri risparmi nella ristrutturazione di una piccola cascina. C'è ancora molto da fare ma l'abbiamo già resa accogliente. Adesso abbiamo bisogno di trovare persone che abbiano voglia di dedicarsi agli altri… per questo ho pensato a te… - disse Luisella

- Veramente non ho mai pensato di dedicarmi al volontariato, non so neppure come potrei essere utile... mi cogli alla sprovvista. Lasciami entrare in questa mia nuova vita e poi magari ne riparleremo - replicò Valeria.

- Ma certo non volevo assolutamente sforzarti, anzi scusa se ti ho dato questa impressione. Spero comunque di risentirti presto a prescindere dalla decisione che prenderai. Ciao un bacio! - la salutò Luisella.

- Grazie della telefonata, mi ha fatto veramente piacere risentirti, a presto -Valeria riappese il ricevitore con espressione perplessa.

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