CORONAVIRUS, PERCHÉ LA POLITICA MONETARIA NON FUNZIONA

di Folco Portinari*

Sono tornato, cari lettori di VivereMilano. Che dire: solo i meno giovani tra noi sapevano che cosa significhi quel che sta succedendo in questi giorni in Italia. Lo sapevano ma forse se lo erano scordato. Era dai tempi della guerra che non si respirava un clima come questo. Certo, allora fu peggio. Ma anche oggi mette tutti a dura prova. Sperem (speriamo). 
Una considerazione che vorrei fare oggi, 12 marzo, giorno in cui si è riunito il board della Banca centrale europea (Bce), riguarda proprio la politica monetaria. Cioè quel totale di misure che riguardano la moneta in circolazione e il suo costo, oggi in mano appunto all'istituzione guidata da Cristine Lagarde, successore di Mario Draghi.
Si era mossa qualche giorno fa la Federal Reserve, la Fed, l'Autorità monetaria statunitense, abbassando i tassi di sconto dello 0,50% e annunciando proprio oggi misure di liquidità per 500 miliardi di dollari. Oggi è stato il turno della BCE, che non ha toccato per il momento i tassi (già negativi) ma ha annunciato nuova liquidità per le banche, e quindi a cascata per le imprese. Si tratta di 120 miliardi di euro di acquisti aggiuntivi di titoli da qui a fine anno e nuove aste di liquidità da destinare soprattutto alle piccole e medie imprese come pacchetto per arginare gli effetti del coronavirus. Senza entrare nella tecnicalità, si tratta appunto di strumenti finanziari per spingere il credito a imprese e famiglie. Ma cosi come neutri sono stati gli effetti della Fed, cosi negativa è stata la risposta dei mercati, cioè della Borsa italiana, con una seduta drammatica: -17% in un sol giorno.
Perché? Non è difficile da capire.
Con una economia italiana in letargo forzato e una europea che rischia di esserlo tra pochi giorni, c'è poco da stimolare. Per quanto riguarda l'Italia, occorre aspettare che il numero dei contagiati inizi a diminuire. Cosa che avverrà dicono gli esperti a metà marzo. E poi che i negozi riaprano. Ad aprile. Sperem (speriamo).
Di trattati di politica monetaria son pieni gli scaffali; di capitoli su come affrontare una pandemia nel mondo occidentale, neanche l'ombra. Dalla fine della seconda guerra mondiale, di pandemie ce ne sono state, in Africa ad esempio (Ebola). Con effetti devastanti in termini di vite umane. Ma il mondo occidentale, diciamo la verità, si sta dimostrando fragile. E superficiale: mi riferisco all'inerzia di Paesi come Spagna, Germania e Francia. Il rischio europeo è che entro dieci giorni migliori la situazione in Italia, e il nostro Paese venga scavalcato con agilità nel numero di contagi totali da questi 3 Paesi, appunto. Troppo e troppo a lungo fermi nell'adottare misure per arginare la diffusione del famigerato Covid-19. We shall overcome, cantava mezzo secolo fa Joan Beaz, musa di Bob Dylan. Si traduce: ce la faremo. Sperem.

*Un attento osservatore dei fatti economici dei nostri tempi si cela dietro i il nom de plume del banchiere fiorentino del XIII secolo, padre di Beatrice, musa ispiratrice di Dante Alighieri

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