"Mano armata"

Durante il mio recente soggiorno romano, mi è capitato come le volte precedenti a Roma di essermi avvicinato alle bancarelle di piazza della Repubblica e in particolar modo a quelle gestite dal mio amico Egidio Poggi, ex fotografo cinematografico ora impegnato nell'acquisto e nella rivendita di vecchi libri nonché dvd di film. Un libro in particolare ha attirato la mia attenzione: "Mano armata", di Harry Grey, pseudonimo di Herschel Goldberg, nato il due novembre 1901 in Ucraina e morto a New York il primo ottobre 1980. La prefazione di questa ristampa del 1983 è di Sergio Leone, all'epoca impegnato nella realizzazione del suo ultimo film: "C'era una volta in America", sei pagine nelle quali il grande regista descrive l'epopea del gangster ebreo David Aaronson, soprannominato "Noodles", nella New York degli anni Venti e Trenta. Insieme a una piccola banda formata da quattro persone Noodle lavora per la mafia americana accettando sue commissioni ma talvolta agendo anche per suo conto. Il capo carismatico del gruppo è Max, che guida i suoi compagni per anni traghettandoli da una adolsecenza povera e violenta a una giovinezza più consapevole ma sempre violenta. Sergio Leone all'epoca della ristampa del libro (ben tradotto dall'ottima Adriana Pellegrini) scrive di avere incontrato Noodles ormai anziano e di avere parlato con lui, un po' come fece John Ford quando incontrò l'ex sceriffo Wyatt Earp e si fece raccontare gli sviluppi della sparatoria all'OK Corral. Questi era stato un uomo di legge che forse tanto paladino della legge non era. Leone stava lavorando al suo nuovo film: "C'era una volta in America", il quale purtroppo risulterà essere anche il suo ultimo film. La sceneggiatura reca la firma di ben sei sceneggiatori, ma non quella  quella del primo: Norman Mailer, sceneggiatura che per il film non andava bene. Del romanzo di Harry Grey resta nel film ben poco. Rimane però il substrato gangsteristico, l'humus nel quale si muovono in un macabro balletto i protagonisti e comprimari, che in una lunga serie di violenze condite da dollari e alcool si muovono con nonchalance fino al tragico finale. Leone scrive, nella sua prefazione, che per lui l'America è un mondo di bambini. Noodle cammina attraverso il grande luna park americano mantenendo in sé una certa dose di innocenza, che fuoriesce durante i suoi innamoramenti nei confronti di donne che - come scriveva Giuseppe Marotta - rappresentano il diluente degli uomini.
Il fatto di essere un po' bambini non esime gli americani dall'essere anche un po' crudeli - del resto i bambini lo sono spesso: basta vedere la ferocia da essi adoperata nei confronti di compagni più indifesi e deboli. Resta il fatto che fra i mali affliggenti il mondo restano comunque il male minore. E, comunque, la grande forza narrativa che si sprigiona da questo romanzo pubblicato per la prima volta in America nel 1952. è di certo notevole. Così come notevoli sono molti libri americani: quelli di Chandler, di Mailer, di Parker, che arricchiscono le nostre biblioteche e noi stessi nella loro lettura.
Antonio Mecca